Un incendio al Vesuvio ha distrutto vigneti secolari della denominazione Lacryma Christi nella DOP Vesuvio campana. Lo riportano i media italiani e tedeschi. Il fuoco è scoppiato l’8 agosto e ha già distrutto oltre 500 ettari di vegetazione sui fianchi del vulcano a sud di Napoli. Gli incendi hanno infuriato soprattutto a Somma, Terzigno e Ottaviano. Centinaia di preziose vecchie viti sono bruciate o coperte di cenere, le uve sono andate perse poco prima della vendemmia. Se e quanto i viticoltori potranno raccogliere è attualmente incerto.
Anche il turismo è gravemente limitato, poiché visite guidate, degustazioni e vendita di vino non sono più possibili. Ci sono anche gravi danni nella coltivazione di frutta e verdura, ad esempio per le varietà locali di albicocche e pomodori. I vigili del fuoco stanno combattendo anche con aerei antincendio e droni contro le fiamme; anche l’esercito è in azione. Vento e calore riaccendono continuamente il fuoco. Attualmente la procura sta indagando sulla causa dell’incendio. Il parco nazionale del Vesuvio è chiuso ai turisti.
“Una catastrofe enorme per l’ambiente e l’agricoltura”, spiega Valentina Stinga, presidente dell’organizzazione regionale dei produttori agricoli Coldiretti Napoli, sulla rivista di vino Gambero Rosso. “Il parco nazionale del Vesuvio non è solo una importante attrazione turistica, ma preserva anche prodotti tipici. I danni maggiori si registrano nel settore vitivinicolo.” Un grande problema sono, secondo Stinga, le aree incolte o inquinate nel parco nazionale, che favoriscono la diffusione degli incendi.
In molte regioni del sud Europa infuriano da diversi giorni incendi boschivi simili a quelli del golfo di Napoli, favoriti da un’ondata di calore con temperature superiori ai 40 gradi. Sono colpiti soprattutto Spagna, Portogallo, sud della Francia e Grecia.
(cs)
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