Il consumo moderato di vino può ridurre la mortalità nei pazienti con Parkinson

Il consumo moderato di vino può ridurre la mortalità nei pazienti con Parkinson



Il consumo leggero fino a moderato di bevande alcoliche è associato a un rischio di mortalità ridotto nelle persone con malattia di Parkinson. Questo è il risultato di un ampio studio in Corea del Sud. I risultati, pubblicati nel Journal of Neural Transmission, suggeriscono un possibile effetto protettivo del bere nel decorso della malattia.

È emerso che, rispetto agli astemi, le persone avevano un rischio di mortalità inferiore del 22% se consumavano quantità moderate di bevande alcoliche come il vino. Per i consumatori moderati, il rischio era addirittura inferiore del 31%. Anche i pazienti che assumevano quantità maggiori di alcol mostravano un rischio di mortalità ridotto, ma questo non era statisticamente significativo. Anche dopo ulteriori verifiche dei dati, i pazienti con Parkinson che consumavano alcol mostrano complessivamente una riduzione della mortalità del 20%. I pazienti che continuavano a bere anche dopo la diagnosi (“consumatori costanti”) avevano la mortalità più bassa, mentre gli ex consumatori avevano risultati peggiori rispetto agli astemi. I ricercatori definiscono questo modello come “effetto Sick-Quitter”: le persone smettono di bere alcol per motivi di salute, il che può distorcere i risultati.

Gli autori dello studio hanno utilizzato dati del Korea National Health Insurance Service. Hanno monitorato i decorso della malattia di 32.419 pazienti con Parkinson diagnosticati di recente tra il 2009 e il 2017. Hanno confrontato i dati con le abitudini di consumo di alcol dichiarate dai pazienti stessi. Durante un periodo medio di osservazione di 4,37 anni, sono stati registrati 9.049 decessi.

I dati sulla mortalità mostrano la curva a J, che è spesso osservata nell’epidemiologia dell’alcol: il consumo leggero fino a moderato è associato al maggiore vantaggio di sopravvivenza. La curva a J è stata descritta anche in relazione a malattie cardiovascolari, cancro e declino neurologico. Anche se i critici avvertono contro un’interpretazione causale, gli autori dello studio sospettano che l’alcol mostri effetti neuroprotettivi che rallentano la progressione della malattia. Questo è in linea con osservazioni precedenti che collegavano il consumo moderato, in particolare di birra e vino rosso, a un rischio ridotto di Parkinson. Composti come polifenoli, niacina e resveratrolo potrebbero contribuire a ridurre l’infiammazione e supportare i meccanismi di pulizia del cervello, come il sistema glinfatico.

Alcune limitazioni nell’interpretazione dello studio sono: il consumo di alcol è stato registrato solo in un momento specifico e non differenziato per tipo di bevanda. In Corea del Sud, oltre il novanta per cento del consumo è rappresentato da birra e dalla bevanda alcolica di riso Soju. Inoltre, il consumo di alcol in questa popolazione era complessivamente basso, in particolare tra le donne, delle quali il novantatre per cento era astemia. Inoltre, i codici di diagnosi all’inizio dello studio erano relativamente nuovi, il che solleva domande sulla loro affidabilità.

(al)

Ulteriori informazioni:

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