Gli archeologi hanno scoperto a Pompei un grande fregio tripartito, in cui donne venerano il dio del vino. Si estende su tre pareti di una sala da banchetto. I ricercatori hanno spiegato che l’opera d’arte offre nuove intuizioni sulle pratiche religiose dell’antica città, distrutta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio. Datano i freschi con motivi di vino al periodo compreso tra il 40 a.C. e il 30 a.C.
È visibile una processione di Baccanti, seguaci femminili del dio greco del vino Dioniso, che marcia con una capra sacrificata. Le Baccanti sono rappresentate come danzatrici e cacciatrici. Sullo sfondo, i satiri suonano il flauto e bevono vino, mentre Sileno, il mentore di Dioniso, appare anche nell’immagine. Una donna elegantemente vestita attende la sua iniziazione al rituale. Nella parte superiore del fregio è visibile un sacrificio. Gli archeologi sospettano che questa giustapposizione sottolinei la dualità del culto dionisiaco, in cui l’eccesso selvaggio e il godimento del vino si intrecciano con culti sacrificiali arcaici.
Dioniso era considerato il dio del vino, della fertilità, delle feste, della follia, dell’estasi religiosa e del teatro. I romani lo chiamavano Bacco. Si dice che Dioniso abbia indotto i suoi seguaci in uno stato di estasi attraverso vino, musica e danza estatica. L’eccesso risultante è chiamato Bacchea o Baccanale. Per unirsi al culto di Dioniso, gli iniziati dovevano sottoporsi a rituali segreti.
Il fregio fa riferimento al dramma greco antico “Le Baccanti” di Euripide, rappresentato per la prima volta nel 405 a.C. In esso, Dioniso scende a Tebe per vendicarsi della sua calunnia, portando le donne della città alla follia. Già nel 1909, gli archeologi scoprirono affreschi nella cosiddetta Villa dei Misteri a Pompei, che mostrano Dioniso e la sua sposa Arianna, affiancati da Baccanti, fauni e creature alate.
(al / Fonte: decanter)
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